martedì 14 settembre 2010

Non si spara ai pescherecci italiani. E ai clandestini?

Vorrei spendere due parole sul fatto che ha riempito i giornali di oggi. Una motovedetta libica spara ad un peschereccio italiano. Si tratta di una delle 6 motovedette che l'Italia a regalato alla Libia in accordo al contrasto dell'immigrazione clandestina. Grazie al nostro Governo, Gheddafi dispone oggi di motovedette italiane e, presto, anche di molto denaro elargito dal nostro Premier. Una storia che ci ricorda un po’ gli errori commessi dagli americani, che armarono Bin Laden per combattere i russi in Afghanistan, sappiamo tutti come andò a finire le stesse armi furono usate contro gli americani.  Non voglio approfondire il tragicomico argomento, il fatto che più fa pensare è che potrebbe questo dare una spiegazione dello stop ai barconi carichi di clandestini. Non mi stupirei più di tanto se tra qualche anno saremo accusati dall'ONU di aver finanziato azioni terroristiche e di aver violato norme internazionali in materia di immigrazione, perchè la Libia non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra. E chi sarà a pagarne ancora le conseguenze? Pagare per farci sparare addosso, ha dell'incredibile. Come ha dell'incredibile il fatto che il nostro governo si sia preoccupato più di giustificare, il comportamento dei libici, dicendo che si è trattato di un errore o di una incomprensione, invece di difendere i nostri pescatori italiani. Quando ho letto di questa notizia, è riemerso in me un ricordo. Sembrava scomparso, cancellato, ma questa è la dimostrazione che le ferite dell'anima non scompaiono mai. Un ricordo che oggi mi fa sorridere, ma che ben si addice alla vicenda. Vi porto un po' indietro negli anni a quand'ero bambino, ai tempi delle elementeri, quando la maestra era rispettata non solo dagli alunni, ma da tutti. Si temeva la maestra, forse è un po' esagerato dire che aveva licenza di uccidere, ma ci andiamo vicini. Tra l'equipaggiamento in dotazione alle maestre(non tutte) di quei tempi, c'era la tanto temuta bacchetta. Il bambino messo alla gogna doveva porgere le mani sopra la cattedra, e sottostare alla punizione, ma qualche volta il bambino era più veloce della maestra e ritirava le mani. Inevitabilmente la bacchetta urtava la cattedra e qualche volta si rompeva. La vicenda ha un suo lato comico e sta nel fatto che lo stesso bambino doveva provvedere alla sostituzione della bacchetta, coinvolgendo i genitori alla fornitura, e puntualmente riprendeva posto in aula.
Del tutto simile ad oggi, paghiamo le tasse, con i nostri soldi finanziano i loro affari sporchi, per farci sparare addosso, o di farci caricare dalla polizia se andiamo nelle piazze a protestare. 


Non era mia intenzione parlarvi di questo, ma mi sono dilungato troppo. Volevo mostrarvi un'altra possibilità per risparmiare ancora qualche soldo, come abbiamo visto nel precedente articolo che se solo non avessimo giocato al superenalotto, nel 2009, gli italiani sarebbero più ricchi di 3,3 miliardi di euro.

Un giorno senza un sorriso è un giorno perso.

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